GianClaudio Mantovani
Distacco

Da ore e luoghi
verso altri istanti
e nuove regioni
la frontiera del giorno nascente
distacca da se
il profilo mobile dell'ombra consegnando ciò che è ancora
ciò che è stato trasformato e apparso nuovo,
al tempo della luce.
Se gli umani
svolgessero il loro corso
in forma di spirali continue
come stelle e pianeti,
l'oscuro seguirebbe lontano
e,per sincronia dei moti,
vivrebbero un eterno presente
irraggiungibili da morte
e memoria.
Ma diastole e sistole
originano dal primo moto del mare;
eventi e conchiglie
per apporto o erosione
plasmano nella memoria
la mente verticale degli uomini
che,funambolidel sogno
e del reale sospesi in un ora
e in un luogo,
popolano le città
di figure invisibili
affacciate dagli occhi dei passanti
e l'inestricabile intreccio
di corpi e fantasmi
genera il tempo a venire
dove,all'alito di voci remote,
i fili dell'assenza
oscillano con un ritmo nuovo
rubato allo stupore dei bambini.
Solo ciò che è inanimato perdura:
l'inchiostro ha il silenzio delle pietre.
Il gesto aereo della mano
si perderebbe in riflussi leggeri
se per contatto,la penna
non fissasse dall'impronta di se
la traccia dei distacchi successivi;
come in un sacrificio rituale,
la vita degli attimi
mineralizza nel segno,
un apnea significante
che stabilisce storie ed accadimenti
nel dominio senza tempo della mente.
Luce e ombra
si ricompongono
nel soffio sottile del pensiero
così, per dolore,
muore il distacco
e nella diversità degli sguardi
brilla contemporanea
la vertiginosa difformità dei tempi
che spezzano ed edificano
ogni esistenza.


Gian Claudio Mantovani
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